BONESCHI, BONETTO E IL DESIGN A “LINEA TESA” CHE HA FATTO LA STORIA

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La “Carrozzeria Boneschi S.r.l”. venne fondata a Cambiago (Milano) nel 1919 da Giovanni Boneschi, per la costruzione di carrozzerie per automobili prestigiose. Inizialmente il successo non arriva, cosa che accadrà solo nel 1922 con il lancio della Lancia Lambda: Enrico Minetti, concessionario Lancia per Milano e dintorni, lo coinvolse nel progetto di offrire ai suoi clienti prodotti diversi dal solito, caratterizzati da lusso e disegno personalizzati. Boneschi si lanciò nell’iniziativa dando forma negli anni ad alcune delle più felici e ricercate interpretazioni su telai Lancia Dilambda, Astura e Aprilia

Gli anni immediatamente precedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale videro Boneschi collaborare con Alfa Romeo, in particolare nell’elaborazione degli importanti telai 6C 2500, per poi fermarsi causa i pesanti bombardamenti che coinvolsero i suoi stabilimenti. 

Negli anni precedenti al conflitto e in quelli immediatamente successivi le realizzazioni della Carrozzeria Boneschi verranno sempre più apprezzate per qualità costruttiva, finiture di alto livello e una certa unicità nel disegno; quest’ultima si rivelerà una qualità chiave non solo per il felice sodalizio che avrà inizio nel 1958 con il designer Rodolfo Bonetto, ma anche per la nascita di un nuovo modo di vedere lo stile dell’automobile.

Un designer d’eccezione: Rodolfo Bonetto

Rodolfo Bonetto nacque a Milano il 18 settembre del 1929, e si pose dal secondo dopoguerra come uno tra i maggiori esponenti italiani nel campo del design industriale, tanto che con i suoi progetti ne contribuì all’affermazione a livello internazionale.

Fu una figura singolare quanto poliedrica nel panorama del design italiano, autodidatta, abbandonò una promettente carriera di batterista jazz per dedicarsi alla professione di designer, scoperta grazie alla passione nata in lui attraverso la frequentazione dello zio paterno Felice Bonetto, famoso pilota automobilistico dei primi anni cinquanta, che lo avvicinò all’automobilismo, portando il giovane Bonetto a disegnare schizzi di autovetture. Il suo talento si rese immediatamente evidente, al punto da approdare in qualità di consulente alla Pinin Farina dove perfezionò le sue capacità dal 1951 al 1957; ma fu solo nel 1958 che compì il grande salto nell’imprenditorialità del design indipendente, fondando il suo studio a Milano. 

Nel corso della sua attività realizzerà progetti iconici nei più diversi campi della produzione industriale, come elettrodomestici, sanitari, macchine utensili, apparecchi elettronici, strumenti musicali, televisori, arredi, sistemi hi-fi e apparecchi per l’illuminazione, vincendo qualcosa come otto Compassi d’Oro (ovvero  l’Oscar del design). Nell’automobile diventò famoso per aver curato ad esempio le strumentazioni per alcune automobili di Vignale e Viotti (attraverso la sua collaborazione con Veglia-Borletti), e i successivi interni di FIAT 131 Supermirafiori, Tipo, Croma, Y10 e Punto, arrivando anche a curare la resa estetica del motore Fire; ma qui tratteremo nello specifico dell’esperienza avuta con la Carrozzeria Boneschi per la quale inventò il nuovo e anticipatore paradigma stilistico chiamato “Linea Tesa”.

“Linea Tesa”. Design verso il futuro

La collaborazione con la Carrozzeria Boneschi iniziò nel 1958, rivelandosi un terreno fertile per la visione innovativa dell’automobile che Bonetto andò maturando negli anni precedenti; in particolare questa si espresse con il design detto “Linea Tesa” che consisteva nell’utilizzo nuovo ed enfatico di linee e superfici nettamente definite, con tagli meticolosamente disegnati e bilanciati. Tale design era in netto contrasto con lo stile vigente in quel momento storico, tendenzialmente orientato all’uso di profili sinuosi e forme morbide. Un’audacia che, come vedremo pur non traducendosi in un immediato successo prefigurò i cambiamenti stilistici dei decenni successivi, in particolare quelli degli anni Settanta e Ottanta. 

La prima realizzazione in questa direzione, l’abbiamo in una giardinetta compatta basata su telaio Goggomobil, che esibisce al posteriore due sottili e affilate code (certamente di ispirazione statunitense) che tendono l’intera fiancata della vettura. Altri progetti di particolare rilevanza sono la FIAT 1500 Spider del 1960 caratterizzata, non solo dal design “geometrico” quanto teso dell’insieme, ma anche dai particolari fari anteriori “galleggianti” all’interno della calandra rettangolare; soluzione che elaborò successivamente anche per una Coupé su base FIAT 2100 nello stesso anno. 

Uno stile anticonvenzionale

Tra i più riusciti esempi di questo stile troviamo invece la Lancia Flaminia Amalfi del 1961, un progetto destinato inizialmente alla Carrozzeria Touring che mostra dinamicità ed eleganza estrema pur nel suo design “monolitico”, e l’Alfa Romeo 2000 Sprint Coupé sempre del 1961 che si distingue per le particolari creste sopra i parafanghi anteriori che verranno riproposte anche sulla OSCA 1600 GT Swift dello stesso anno, che però medierà le sue forme con un design appena più “ingentilito”.

Nel 1962 venne presentata (con tiepida accoglienza da parte di un pubblico incredulo) la Maserati 3500 GT Tight, controcorrente rispetto a qualsiasi prodotto Maserati visto fino a quel momento, alla quale seguì l’anno successivo la stupefacente Alfa Romeo 2600 Cabriolet Studionove (nono progetto con lo stile Linea Tesa), che abbandonò il classico scudo Alfa ripensando l’immagine del marchio, mostrando un allentamento delle precedenti linee angolari verso forme più morbide. A questi primi capolavori seguirono molte altre elaborazioni, come la FIAT 1500 Coupé realizzata per Viotti (1961), lo studio Ford Fairlane (1963), la FIAT 850 Spider Daino (1964), le essenziali FIAT 2300 S Spider e 2300 S Coupé Gazzella (entrambe del 1964) per terminare questa esperienza in Boneschi con un prototipo su telaio Ford di tipo quasi monovolume. 

Quello inventato da Bonetto con l’appoggio entusiasta di Boneschi, si pose come un unicum nella storia del design, a dimostrazione della febbrile attività di rinnovamento che in quegli anni muoveva il car design italiano.

Autore: Federico Signorelli

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2025-02-14T07:00:12Z